Il Progetto Pedagogico

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L’identità e la storia
La scuola equiparata dell’infanzia ‘Antonio Tambosi” di Trento, situata in via Francesco Ferruccio, a pochi passi dal Castello del Buonconsiglio e dietro le antiche mura di Piazza Venezia, è un’istituzione profondamente radicata nella storia della comunità cittadina e nella vita di tante persone e famiglie che si sono rivolte ad essa, l’hanno conosciuta e iscrivendo qui i loro figli ne apprezzano tutt’ora il servizio.
Inaugurata il 23 ottobre del 1910 con il nome di ‘Asilo Infantile Cittadino 5. Marco”, che dopo la
chiusura forzata durante la Grande Guerra ospitò anche, dal 1920 al 1925, l’Ospedale provinciale
infantile ‘Maria di Savoia”, la scuola materna Tambosi, così ‘ribattezzata” nel 1921 per ricordare il suo fondatore, è costretta ad interrompere di nuovo l’attività dal 1943 al 1945. La sua riapertura avviene in seguito ad un’esplicita richiesta di 27 capifamiglia e del Parroco di San Pietro (dal libro “80° anniversario di fondazione della scuola materna Antonio Tambosi”, a cura di Aldo Bertoluzza - Edizione Scuola materna Antonio Tambosi - Trento, 1990). Sempre sostenuta dalla comunità parrocchiale e di quartiere, a causa di questa sua posizione centralissima e contemporaneamente un po’“defilata” rispetto alle vie e alle piazze più trafficate e frequentate della città, la scuola materna Tambosi non è molto visibile e forse anche per questo è considerata piccola, nonostante disponga di una struttura di notevoli dimensioni.
L’architettura dell’edificio, internamente ammodernato, conserva infatti il tipico aspetto delle
scuole materne di una volta, con ampi spazi, larghi corridoi, un luminoso chiostro all’ingresso,
grandi locali dagli alti soffitti e finestre che danno respiro all’ambiente offrendo notevoli
opportunità di utilizzo a scopo educativo.
Oltre ai locali riservati alle sezioni e al cortile esterno, bambini e insegnanti possono usufruire
anche di una palestra interna e di una notevole dotazione di servizi sia al primo che al secondo
piano.

Una scuola autonoma con un suo progetto

E’ importante evidenziare il supporto assicurato al “Tambosi” dall’Associazione “Co.E.S.I.”
(Comunità Educative Scuola Infanzia) alla quale ha scelto di aderire insieme ad altre analoghe
istituzioni per ottenere un’assistenza sistematica e aggiornata oggi particolarmente preziosa per
garantire il buon funzionamento di una realtà sempre più complessa come questa, tanto sotto il
profilo gestionale quanto dal punto di vista delle relazioni con i bambini, le famiglie e il contesto
sociale circostante.
Occorre ricordare che la proprietà della scuola equiparata dell’infanzia Antonio Tambosi è affidata
ad una libera associazione di persone – l’Associazione Scuola dell’infanzia A. Tambosi, appunto –
che prestano e dedicano volontariamente, e quindi gratuitamente, le proprie energie ed il proprio
tempo affinché siano garantiti l’esistenza e l’efficienza e di questo servizio educativo primario,
fornendo risposte adeguate e di qualità alla domanda delle famiglie e della comunità.
La presenza in Trentino e nella nostra città di scuole materne autonome come questa, mentre
arricchisce il panorama dell’offerta educativa per l’infanzia, mette a disposizione dei genitori varie
opportunità di scelta assicurando il pluralismo e la libertà di scelta.
Proprio per questa ragione è indispensabile che le famiglie possano conoscere e distinguere con
chiarezza il profilo, le caratteristiche e la specifica proposta educativa di ogni scuola materna.
Ecco quindi l’importanza, anche per la nostra scuola dell’infanzia,di aggiornare e soprattutto
rendere accessibile a tutti il proprio progetto pedagogico, che costituisce la responsabilità ed il
compito essenziale dell’ente gestore.
Nell’indicare il “chi è” e “cosa propone” una scuola, il progetto pedagogico deve esprimere da una
parte l’identità culturale e gli ideali educativi di chi offre il servizio, tenendo sempre in
considerazione l’esperienza dei bambini, delle famiglie e della specifica realtà sociale nella quale
questi valori si inseriscono, e dall’altra attingere all’evoluzione degli studi e della ricerca in materia,
nel quadro degli Orientamenti nazionali e provinciali previsti per la scuola dell’infanzia.
In tal modo il progetto pedagogico può rappresentare sia una sorta di “carta di identità” aggiornata
della scuola in generale sia il principale indicatore degli scopi e delle metodologie che si intendono
perseguire in questo e nei prossimi anni con il concorso di tutti i soggetti coinvolti nell’avventura
educativa: bambini, personale insegnante e ausiliario, genitori, gestori, comunità.
Per questo nel predisporre il progetto l’ente gestore non ha tenuto conto soltanto delle proprie
valutazioni, ma si è consultato con il Comitato digestione, ha raccolto il contributo del personale ed
ha ascoltato i genitori per coglierne esigenze e proposte.

I punti di riferimento: persona, famiglia, contesto sociale

Non c’è dubbio che la scuola materna Antonio Tambosi debba innanzitutto far tesoro della propriaidentità e di una tradizione educativa largamente apprezzata dalla comunità locale.
Quest’impostazione è ispirata ai principi cristiani sui quali si regge la nostra civiltà e che mettono al centro dell’attenzione la persona, ogni bambina e ciascun bambino, per agevolarne il pieno sviluppo a partire dalle loro esigenze umane fondamentali e in vista dell’apertura alla realtà in tutte le sue dimensioni. Questo richiamo appare tanto più importante quanto maggiori sono oggi l’incertezza e la confusione circa i valori ai quali in primo luogo chi ha responsabilità educative deve attingere per offrire ai bambini alcuni solidi punti di riferimento senza i quali la crescita equilibrata di chiunque
risulterebbe compromessa.
Mettere al centro la persona, nel caso dei bambini di età compresa fra i tre e i sei anni, significa per
la nostra scuola assegnare la massima importanza alla famiglia, quindi alle relazioni da coltivare
con i genitori. Ad essi va esplicitamente riconosciuta una responsabilità educativa primaria nei
riguardi dei bambini, responsabilità che precede, di fatto e di diritto, quella della scuola.
Non a caso si è soliti affiancare alla scuola dell’infanzia l’aggettivo ‘materna”, che sta ad indicare
da un lato la continuità e dall’altro la funzione sussidiaria di questa istituzione rispetto al nucleo
familiare. La scuola - e non soltanto quella dell’infanzia - non è infatti chiamata a sostituire o
surrogare bensì a sostenere, integrare e perfezionare, dal punto di vista pedagogico, la missione
educativa propria dei genitori verso i figli.
Ciò implica, operativamente, la necessità di garantire, favorire e promuovere quanto più possibile,
ben al di là degli inevitabili contatti reciproci, il dialogo e la collaborazione tra gli insegnanti e le
famiglie che si rivolgono alla nostra scuola. La ricerca di un rapporto vivo con i genitori e
l’impegno per coinvolgere personalmente e attivamente nella realtà dell’istituto le figure parentali
responsabili dei bambini, non rappresentano quindi una preoccupazione secondaria e in qualche
modo trascurabile, ma un elemento costitutivo di identificazione della scuola materna ‘Tambosi”.
In questa logica ai familiari dei bambini di questa istituzione è chiesto non soltanto di partecipare ad
occasionali e pur importanti iniziative ‘di contorno”, di festa e animazione, ma di contribuire e
concorrere alla definizione del progetto pedagogico di istituto e alla programmazione educativo-didattica
della scuola. Ciò potrà avvenire sia mediante il Comitato di Gestione sia con specifici
incontri sollecitati da questo organismo e dal consiglio di amministrazione (ente gestore) della
scuola.
Proprio rendendo questo servizio alla persona dei bambini attraverso la relazione con le loro
famiglie, la nostra scuola si mantiene sensibile e risponde in modo efficace alla domanda educativa
emergente dalla comunità sociale circostante. Si tratta di una ‘domanda” implicita, che raramente
emerge e si manifesta con chiarezza: essa va perciò attentamente ascoltata, opportunamente
stimolata e adeguatamente interpretata in chiave pedagogica, perché la scuola materna possa entrare
in rapporto con i bambini e le loro famiglie tenendo conto delle ‘condizioni di contesto” e del loro
vissuto, ma anche esercitare un ruolo significativo a più ampio raggio, diventando un punto di
riferimento interessante, un’occasione di incontro e di socializzazione non solo per l’infanzia,
particolarmente preziosi nell’attuale situazione sociale.

Una scuola “al centro” della città
La scuola materna ‘Tambosi” si trova nel cuore di Trento, ai limiti della Ztl (Zona a traffico
limitato), ma anche in prossimità di Piazza Venezia, cioè di uno dei principali snodi della mobilità cittadina. Per questo il bacino d’utenza è molto fluido e diversificato: i bambini provengono sia dal centro storico sia dai sobborghi come pure dalle prime propaggini della collina. In proposito, dovrà essere un impegno stabile della nostra scuola interessarsi alle ragioni per cui è scelta dalle famiglie,
non sempre riconducibili alla vicinanza da casa. Registrare la percezione aggiornata che
dall’esterno ed in particolare fra i genitori si ha di questa scuola, è infatti importante ai fini della
contestualizzazione dell’offerta e della volontà di fornire un servizio sempre più valido e
corrispondente alle attese.
In ogni caso, il fatto di essere collocata in una posizione urbanisticamente protetta (nell’isola del
centro storico) e al tempo stesso di crocevia (a pochi metri dalla maggiore arteria della città),
espone questa scuola a un duplice ordine di condizionamenti:
1. da un lato essa è tenuta a soddisfare un’esigenza di continuità con il passato, di sicurezza e
calore, conservando l’immagine di un servizio per l’infanzia coerente con i valori della tradizione
educativa locale, legato alla comunità residente nel quartiere, nel circondano e nella parrocchia;
2. d’altra parte, poiché ad essa si rivolge un numero rilevante di persone esterne o estranee a questo
specifico ambiente urbano, portatrici di molteplici istanze, esperienze e sensibilità in campo
educativo, la scuola materna Tambosi non può non presentarsi aperta alle differenze e ai mutamenti
socio-culturali in atto (si pensi soltanto alla convivenza con nuclei di immigrati extracomunitari, o
ai nuovi strumenti di informazione e comunicazione in rete).
E’ in tal senso opportuno promuovere lo sviluppo e l’innovazione gestionale, organizzativa e
pedagogica per migliorare costantemente l’offerta armonizzandola anche con queste sollecitazioni.
Occorre sottolineare come tradizione e cambiamento, identità e differenziazione non configurino
aspetti contraddittori ma complementari, che possono integrarsi efficacemente nel microcosmo di
una scuola contemporaneamente gelosa della propria storia e ‘al centro” delle dinamiche che
attraversano la città.

Le condizioni e il metodo

L’importanza degli spazi

Questo è un aspetto normalmente sottovalutato o ritenuto comunque secondario rispetto ad altri.
Eppure, proprio partendo dal bambino si può notare che il dato primario e prevalente nel quale egli si imbatte entrando ogni giorno a scuola è di tipo “fisico” e riguarda gli spazi. Innanzitutto il
bambino si guarda intorno, si sofferma e concentra su alcuni punti precisi di ciò che lo circonda.
Questi costituiscono anche i confini all’interno dei quali egli deve inevitabilmente imparare a
muoversi e a regolare i propri comportamenti individuali e con gli altri.
L’impatto con un ambiente più grande e strutturalmente diverso da quello di casa può produrre nel bambino reazioni e sensazioni diverse ed opposte, di paura o curiosità, di disagio o benessere a seconda del modo con cui gli spazi sono proposti, di come “gli parlano” e di ciò che “gli dicono”.
Tutto questo ha particolare importanza in una scuola come la nostra, dotata di ampi spazi che vanno
quindi interpretati al meglio per comunicare con i bambini.
Gli spazi ed il loro utilizzo rivelano infatti ad essi e ai genitori, soprattutto implicitamente, un certo
“orizzonte di senso”, esprimendo le vere intenzioni e gli obiettivi degli adulti - gestori e personale -
che insieme si occupano della scuola. Se non si è coscienti di ciò, queste intenzioni e questi obiettivi
possono apparire addirittura difformi dalle finalità esplicitamente dichiarate.
Ecco allora che l’allestimento, l’ordine e la pulizia dei locali, il valore attribuito agli angoli e lo
sfruttamento delle pareti, lo stesso giardino esterno non costituiscono solo la cornice e lo scenario
che fa da contorno all’esperienza educativa, ma devono lanciare messaggi diversificati e al tempo
stesso orientati in una determinata direzione, quindi in qualche modo interconnessi e ultimamente
riconducibili al filo rosso di una medesima progettualità condivisa. In tal senso il “mondo” della
scuola materna Tambosi, con i suoi corridoi, i suoi locali e i vari punti di ritrovo non solo interni, il
mobilio, le attrezzature e gli arredi è il primo elemento di contesto da predisporre e presentare con
particolare cura e attenzione pedagogica.
Si tratta infatti, da un lato, di garantire un approccio rassicurante che metta i bambini a loro agio,
dall’altro di dare ad essi molteplici opportunità di accesso alla proposta educativa destando in
ciascuno un atteggiamento attivo, interessi nuovi a loro congeniali, la voglia di esplorare,
conoscere, entrare agevolmente e serenamente in contatto con le cose ed in rapporto con gli altri.

L’io, la realtà, gli altri

L’accento sugli spazi, oltre ad incentivare un’accoglienza viva dei bambini, ha owiamente lo scopo di facilitare in primo luogo il loro percorso di crescita personale, che awiene in azione e quindi attraverso i contatti con gli oggetti, le situazioni e le relazioni con il personale ed i coetanei.
Di fronte alla realtà - e quindi non solo a scuola - ogni bambino è portatore di una domanda di
significato che il personale insegnante ha il compito di cogliere, far emergere e valorizzare
mettendo in moto e accompagnando la personale ricerca di una risposta.
Dalla certezza, evidenziata dalla figura dell’insegnante, che questa domanda di significato non è da soffocare o censurare perché la risposta esiste, nasce la disponibilità dei bambini a “mettersi in gioco”, a chiedere ragione dei fatti e ad attivarsi senza temere i cambiamenti, aprendosi alle
continue novità dell’esistenza.
Alimentare e consolidare questa disposizione o propensione positiva dei bambini di fronte alla
realtà - che è per me e non contro di me - superando progressivamente paure e chiusure, costituisce
la condizione primaria e permanente per rendere possibile e fruttuosa qualunque esperienza
educativo-didattica.
E’ dunque questo approccio fiducioso dei bambini alle cose, al “fare”, alle circostanze e alle
persone che tutte le figure adulte, rappresentate dal personale insegnante e ausiliario della scuola,
sono chiamate a far accadere innanzitutto e quotidianamente per promuovere e realizzare con
successo qualunque iniziativa. Perseguire in modo sistematico questo obiettivo, che insieme a
quello della predisposizione degli spazi è preliminare ad ogni tipo di proposta, rafforza nel bambino
il sentimento del proprio “io” e contribuisce contemporaneamente a creare un clima favorevole alle
attività e alle relazioni con gli altri.

Tre grandi versanti educativi

All’interno di questo clima positivo e solo subordinatamente ad esso, nessuno dei grandi versanti educativi indispensabili a finalizzare la programmazione annuale delle attività da svolgere e delle tappe di crescita da prevedere con i bambini va trascurato.
1. La nostra scuola opererà quindi, innanzitutto, a sostegno del processo di costruzione dell’identità personale di ciascun bambino attraverso le interazioni affettivo-emotive, l’educazione all’autonomia e stimolando, al tempo stesso, la capacità di iniziativa e di relazione con la realtà e con gli altri. Si
colloca in quest’ambito l’educazione morale-etico-religiosa, che comporta sia un’adeguata
preparazione dei bambini a vivere e a comprendere le ricorrenze delle festività e i segni della
tradizione cristiano-cattolica nel loro autentico significato, sia vari momenti di socializzazione volti
a sottolineare il valore delle diversità e a sviluppare l’attitudine al rapporto e al dialogo.
2. L’altro grande versante di lavoro portato avanti dal personale insegnante sarà quello
dell’apprendimento cognitivo che nei bambini awiene sia attraverso l’educazione manuale e
“operativa” con molteplici esperienze pratico-costruttive, sia esercitandosi nel riconoscimento delle
connessioni logiche, spaziali e temporali percepibili non in astratto ma anche nella ripetuta
osservazione della realtà e mediante l’esercizio della riflessione sulla propria esistenza quotidiana.
3. Particolare importanza è attribuita dalla nostra scuola anche alla sfera dei linguaggi, a partire da
quelli corporei, da comprendere e padroneggiare attraverso l’educazione e l’esperienza
psicomotoria e mimico-gestuale, ma anche con il disegno e la pittura, l’ascolto della musica e
l’awicinamento agli strumenti musicali.
Occorre poi, owiamente, stimolare nei bambini anche la crescita della competenza linguistica in
senso stretto.

Altre esperienze, il valore del gioco e del divertimento

Saranno riconducibili a queste tre grandi finalità pedagogiche i momenti educativi accuratamente
programmati - ed in alcuni casi anche condivisibili dai genitori - vissuti a diretto contatto con l’ambiente sociale circostante, da quello urbano a quello lavorativo, da quello più propriamente naturale a quello ‘culturale”.
In tutto ciò non dev’essere mai trascurato o represso nei bambini il bisogno di giocare e divertirsi, da accogliere e assecondare quanto più possibile studiando e offrendo loro adeguate e svariate occasioni in tal senso.
E’ infatti in questa fascia di età che l’esperienza ludica del giocattolo e del gioco costituisce la modalità privilegiata - e trasversale a tutte le attività - con cui i bambini si esprimono
spontaneamente e si realizzano, entrano volentieri in contatto con le cose e con gli altri, sono
disposti ad accettare regole altrimenti difficili da ‘insegnare”.
La scuola, insomma, anche attraverso il gioco ed il divertimento individuale e condiviso può offrire
ai bambini formidabili opportunità di apprendimento e di crescita.

L'Ente Gestore

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