“Oltre la simbiosi, la madre che verrà. Trasformazione del materno nella società contemporanea”, è stato il tema dell’incontro pubblico con la psicoanalista Laura Pigozzi che giovedì 9 maggio ha attirato più di 200 persone, soprattutto insegnanti e genitori, alla Filarmonica di Rovereto. Introdotta da Alessandro Laghi, coordinatore pedagogico di Co.E.S.I. (Comunità Educative Scuola Infanzia) e da Mauro Milanaccio, psicoanalista di Jonas (Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi di Trento), che hanno organizzato la serata, Laura Pigozzi ha messo l’accento sull’inquietante fenomeno del “Plusmaterno”, neologismo da lei coniato. Di che si tratta? Dell’attaccamento protratto delle madri ai figli, oggi alimentato a tutti i livelli della vita sociale, di cui soffre la figura femminile e che ostacola il processo di crescita dei bambini. Un fenomeno tanto dilagante quanto inconsapevole, minimizzato e giustificato con un malinteso senso di amore e affetto, che ha gravi conseguenze nelle successive fasi evolutive. “Non si tratta di un problema solo della madre – ha esordito Pigozzi – ma collettivo, sociale e politico, perché crea esseri dipendenti”.
Simbiosi
e distacco.
La
studiosa ha ricordato che due sono le irrinunciabili funzioni
materne. La prima è la simbiosi con il figlio. Simbiosi legata alla
gravidanza e ai primi tempi di vita del neonato dopo il parto, dalla
quale il bambino tenta di emanciparsi di solito molto presto, verso i
sei mesi, con le prime esplorazioni che si esprimono attraverso la
voce e la “lallazione”. Con la lallazione il bambino inizia a
“cantare” la lingua che poi parlerà. “La voce – ha
sottolineato Pigozzi, che oltre ad essere psicoanalista è anche
insegnante di canto – ha un suo registro tonale specifico, unico:
rappresenta il primo gioco creativo del bambino”. È
a questo punto – ha spiegato – che subentra il problema
dell’allattamento. “Appena il bambino dice ‘a’, tu
allattalo”, si sentono dire le madri. Ne deriva un “allattamento
on demand” – ha proseguito –, che impedisce al bambino di
emettere suoni, blocca la sua lallazione e con essa l’espressione
di un individuo distinto, altro, da lei. L’allattamento soffoca sul
nascere la seconda e fondamentale funzione materna, che consiste nel
suo assecondare il distacco e la progressiva autonomia del bambino da
se stessa. “La prima, vera separazione che deve avvenire è quella
della madre dal figlio”, ha precisato Pigozzi. “Se una madre non
desidera separarsi dal proprio figlio neppure lui si staccherà più
da lei”. E non ci riuscirà neanche il padre, figura che
all’interno della famiglia è evaporata, privata del suo ruolo.
Una gioia mortifera.
La
“madre che verrà” – ha aggiunto la psicoanalista – è invece
la donna che vuole staccarsi, la donna che non si chiude nella
“caverna” della simbiosi con il figlio allontanando lei è il
bambino dal mondo. “La madre che verrà” è una donna che non
rinuncia per il proprio bambino ai propri desideri e interessi
(personali, professionali) diversi dal rapporto totalizzante ed
esclusivo con lui. La madre che vuole dormire col proprio figlio –
ha osservato Pigozzi – prova, certo, una gioia mai conosciuta. Si
tratta però di una gioia mortifera che, se non finisce presto,
trascina in un abisso. La società – ha detto la studiosa – oggi vuole che le madri si sentano rassicurate rimanendo incollate ai figli il più a lungo possibile. Ma se la madre gli è sempre addosso, il bambino è ipnotizzato da lei come l’alcolista dalla sua bottiglia: non penserà, non creerà più, non proverà angoscia. Ma solo l’angoscia è il sentimento che, affrontato e trasformato, permette di crescere e di creare. La dipendenza del bambino dalla madre genera un’adolescenza lunghissima. Ciò accade quando la donna evapora a favore della madre.
La scuola può salvare il
bambino.
Cosa
salva il bambino da questo legame mortifero con la madre? Non il
padre – ha risposto Pigozzi –, allontanato dalla sua funzione ed
evaporato a causa del Plusmaterno. Perché nella madre non c’è più
la donna, e lui non può ragionevolmente contestare un legame (in
apparenza) d’amore come quello che ha lei con il figlio. La psicoanalista ha sottolineato il fatto che scuola per i bambini è l’unica ancora di salvezza. Ma se anche la scuola si allea al Plusmaterno rinnega la propria ragion d’essere, non è più un soggetto terzo il cui compito è quello di staccare la donna dal bambino. Vi sono madri gelose delle educatrici del nido e delle insegnanti. E madri che mostrano felici di saper allattare un figlio per anni.
Un amore chiuso,
antisociale. La madre che verrà e il desiderio che apre.
Importante
per la studiosa è smettere di credere anche a un’altra teoria
rassicurante: che i bambini non abbiano sessualità. Il bambino è un
nodo pulsionale da rispettare. La sua sessualità viene accesa dal
comportamento della madre in particolare. Il Plusmaterno è alla
radice dell’impotenza di tanti ragazzi e della frigidità di tante
ragazze. Continuare – come oggi accade – a rassicurare la madre del fatto che lei è amata dal figlio (uno dei libri di Pigozzi s’intitola “Mio figlio mi adora”), è un delirio collettivo, perché spinge alla segregazione che espelle dalla famiglia il sociale. È un “movimento” antisociale che toglie il futuro alla donna e al figlio. Un amore perverso, chiuso, che si tramuta in odio.
“La madre che verrà” – ha ribadito concluso Pigozzi – è invece una donna che mostra al proprio bambino o alla propria bambina di saper tornare al proprio lavoro, di aver un desiderio. E in questo modo gli testimonia che vale la pena vivere, che si può guardare altrove, che davanti a lei c’è una finestra anziché uno specchio.
La studiosa ha infine risposto a numerose domande che il pubblico in sala le ha rivolto.
Chi è Laura Pigozzi
Laura
Pigozzi, che lavora a Milano e vive a Pesina (Verona), studia i
problemi delle famiglie e in particolare del “femminile” alla
luce della pratica e della teoria analitica. I suoi libri più
conosciuti sono “Mio figlio mi adora. Figli in ostaggio e genitori
modello” (vincitore del primo premio internazionale “Città delle
Rose 2017”, uscito nel 2018 in Francia per Érès e in Brasile per
Buzz Editora), “Voci smarrite” (2013), “A Nuda Voce” (2008,
ampliato nel 2017), “Chi è la più cattiva del reame?” (2012,
tradotto in Francia da Albin Michel nel 2016).
Il suo prossimo lavoro sta per uscire il suo ultimo lavoro,
“Adolescenza zero” (edizioni Nottetempo). È
membro della Fondation Européenne pour la Psychanalyse, già
vicepresidente di Lou Salomé-Donne psicanaliste in rete. Cura il
blog Rapsodia (www.rapsodia-net.info)
e ha fondato il Non Coro, laboratorio stabile di sperimentazione e
creatività vocale. È nel comitato scientifico e docente della
Società Italiana di Musicoterapia Psicoanalitica.
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